Gli Studenti
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Non è molto che Guglielmo Ferrero ci gratificava in un giornale illustrato — non so se per mancanza dí idee o per una precoce senilità che lo spingesse a volgere lo sguardo al suo passato — di certi ricordi ed esami di coscienza di verso l'anno 1890; quando era a Bologna fra gli assidui della Taverna della Buca, studenti questi fra i non peggiori che tuttavia non conoscevano la ricca pinacoteca Felsinea, nè si pensavano mai di ficcare il naso in S. Petronio o di salire a S. Luca, ma che in compenso bevevano, bestemmiavano, tenevano propositi rivoluzionari e discorse repubblicane, speravano in una umanità migliore che avrebbe utilizzato i cadaveri col farne cibo, e progettavano atti eroici di romanticismo socialistoide; mentre i suoi compni si proponevano di sposare le risaiole che avevano fallito uno sciopero in quel di Molinella, Guglielmo Ferrero discuteva animosamente, rompeva ì piatti dell'osteria, e collaborava alla Donna Delinquente del maestro suo Cesare Lombroso. Sul finir delle quali graziose e preziose confessioni, sorgevano al pubblico autore e penitente alcuni dubbi sulla propria generazione. Ma crede forse il signor Ferrero che d'allora in poi i nostri studenti siano diventati migliori, o per dirla con parola cara ai suoi umanitari, si siano elevati? Parrà a lui di si, perchè seguono i metodi democratici, ed hanno imparato dai partiti della piazza quanto valga in Italia il baccano e la folla; perchè bocciati bruciano i banchi e gettano í cadaveri nelle aule; perché fanno appello alla «solidarietà» rinnovano il diritto d'asilo, e fischiano i professori non popolareggianti. Ma a noi tali criteri non vanno, e giudichiamo gli studenti d'oggi ignoranti su per giù come allora, in sostanza se non in forma; perchè cosa vale la maggiore istruzione se acquistata per moda o per interesse? Noi ci siamo accorti sempre che delle età dell'uomo la giovinezza è la più mascherata, di vita specialmente; l'agitazione l'ubriachezza, la confusione son dette forze, entusiasmo, generosità; l'ignoranza sentimentale si orna del bel nome di piazza e l'eufemismo è pronto a correggere gli atti che mostrano incapacità di vivere senza freno e regola. I giovani sono materia plastica ad ogni corrente di idee purchè di moda — ed è per loro tradizione cercare il nuovo; come gli altri uomini sono pecore, più svelte e vivaci se si vuole, ma non meno pecore; pronti a seguire nei burroni i compni, si fan glorificare dopo del nome dì eroi. Siccome accettan le idee, come gli abiti, senza guardare che il cartellino nouveauté, dernier cri, cosi leggono il libro just out e deridono la polverosa sapienza degli antichi. Sono sentimentali come le donne, e meschinamente egoisti come i bambini, puerilmente prodighi come i parvenus; incapaci di meditata energia gettano a l'aria le braccia, dan moto a le membra e credono di agire; pensan di tutto comprendere e non vanno di là dai simboli della parola e del fatto; confondono memoria con sapere. In ognuno di loro v'è il germe di un filisteo, la stoffa di un moderato, il seme di un accademico; a vent'anni bohémes, a quaranta sono borghesi.
Non tutti sono cosi; se da una parte la gran maggioranza non fa che discorrere di donne e di gioco, di politica spicciola e di pettegolezzi scolastici, se dall'altra vi sono le minoranze degli sgobboni privi di ingegno, dei piaggiatori e dei gesuitini inframettenti, che si fanno avanti leccando i professori e stropicciandosi ai pezzi grossi, se la maggior parte studia le letterature e la storia dell'arte e la filosofia con gli stessi ideali di un calzolaio che fabbrica scarpe, e adopera la penna come quello il trincetto, per guadagnar la santa mensile pnotta governativa o pubblica fra questa turba incolore sí trovano anche dei giovini che solo la comodità o la necessità conduce alle aule liceali ed universitarie, ma che studiano in fondo pel proprio godimento intellettuale ed accanto alle ingiunte attività del programma, ne coltivano disinteressatamente altre come gioco, che più rispondono ai bisogni ideali della loro anima.
Guglielmo Ferrero ha espresso dalle sue esperienze qualche generalizzazione sui suoi coetanei; noi sui nostri e con esperienze numerose esprimiamo questi giudizi; i quali ci premeva di rendere pubblici, per finirla d'esser compresi con la generalità degli studenti e d'esser considerati come sintomi, portavoci, deputati ed altre poco onorifiche parti rappresentative della gioventù a noi coetanea, cui per spirito non ci sentiamo punto di appartenere.
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